Di lei hanno scritto

IL GIOCO DEL TEMPO

Etty Bruni ci invita ad entrare nel suo mondo creativo fatto di luce e colore. La sua pittura ha uno stile unico e riconoscibile, un linguaggio visivo che caratterizza una considerevole produzione artistica e che si traduce nella realizzazione di scenari immaginari impressi sulla tela come visioni rivelatrici di altri mondi, dove l’orizzonte confonde i contorni in un magma di accostamenti cromatici dalle tonalità accese.

Rapita e assorta in quell’energia vorticosa e generatrice che anima le personalità sensibili all’arte, nel corso della sua carriera Etty attua un continuo processo di sottrazione del segno figurato. Col tempo supera la forma, la annulla, affidando esclusivamente al colore la capacità espressiva della sua vitalità artistica. Attraverso una struttura compositiva che si compie strada facendo, gesto dopo gesto, con intere campiture di colore, l’artista approda ad una ricerca pittorica che tocca le corde emotive dello spettatore conducendolo verso i sentieri sconosciuti sondati dalla sua fervida fantasia.

Assistiamo ad una molteplicità di paesaggi realizzati con foga dionisiaca. Un processo quasi meccanico, estemporaneo, prodotto dal bisogno incessante di esprimere e fissare su tela le pulsioni del suo animo solare. Impulso che si traduce in un automatismo gestuale nel momento in cui l’artista acquista la tecnica e ne diviene maestra.

Oggi Etty appare più matura, consapevole di quale effetto espressivo il colore sia in grado di veicolare. Indagando infinite possibilità coloristiche lungo piani di contrasto modulati su variabili tonali, raggiunge l’armonia estetica di un’architettura pittorica fatta di luce e colore, che oltrepassa lo schema visivo imposto dalle misure della tela.

Etty preferisce variare le dimensioni dei suoi quadri, passando dai piccoli formati quadrati a quelli più grandi fino ad approdare ai tondi di 1 metro. Ma nonostante le molteplici variabili notiamo che quel paesaggio pittorico tende sempre all’infinito, oltrepassa lo schema visivo, invitandoci ad inseguire la luce e a ricercare la sua origine, a perderci nelle vene cromatiche del segno espresso dalle pennellate come se ci trovassimo di fronte ad una struttura tridimensionale.

Etty quindi affida alla terza dimensione la profondità suggerita dalla sua architettura pittorica, che penetra l’impianto compositivo, quello spazio immaginario che traduce un possibile stato emotivo proprio dell’artista, e che si manifesta in un luogo che appartiene ad altri mondi, ad altri universi, vicini a noi per affinità sensoriali.

La pittura di Etty va oltre lo spazio, oltrepassa i confini del tangibile, oltre la natura stessa delle cose, la trasmuta e la traduce proiettando lo spettatore in un viaggio senza tempo, dove il passato, il presente, il futuro sono retaggio di una dimensione dimenticata, che non le appartiene e non ci appartiene più.

Rosa Orsini

ETTY BRUNI

Da molte esposizioni delle sue opere pittoriche, sempre ricevute con favore ed apprezzamento sia dal pubblico che dalla critica, la pittrice Etty Bruni ha tratta l’energia e la spinta per continuare la sua ricerca artistica con maggiore libertà e sicurezza. La sua pennellata fluida e colorata ha raggiunto nuances più decise e luminose ed il soggetto si distacca sempre più da ricordi di paesaggi e suggerimenti naturalistici per rappresentare moti di luce nello spazio, perché anche quando la sua tavolozza si riempie di tempestose tonalità scure arriva il guizzo di luce pura e bianca a spaccarla a farle vibrare, come il guizzo di un fulmine che attraversi lo spazio di un cielo notturno.

Le tele dell’Artista sono rime di intrecci di colori ben dosati, ma la loro aericità è data da linee arcuate e

sfreccianti che tagliano la pittura come scie lasciate da aerei ed anno un forte senso dello spazio caratterizzano le sue opere ormai del tutto astratte. Nella galleria Poli d’Arte a Spoleto, in occasione del Festival de 2 Mondi è presente una rassegna di opere che Etty Bruni ha dipinto anche in anni passati oltre a quelle più recenti ed il visitatore ha cosi modo di confrontare l’astrazione più naturalista, che in qualche modo fa intuire una visone paesaggistica, come una sensazione di mare ondoso, e l’astrazione pura in cui la luce pervade tutto lo spazio si rarefà e ignora sempre più ogni ricordo per essere solo una espressione delle emozioni dell’ animo.

Annamaria Polidori

LE VIBRAZIONE DI LUCE DELLA PITTRICE ETTY BRUNI

“Vibrazioni di luce” è il titolo della mostra di pittura di Etty Bruni  curata Giovanna Foresio  che si inaugura il 25 ottobre  alle ore 18,30 a Roma, presso la Galleria Angelica,in  via di S. Agostino 11 e si protrarrà fino al 31 di questo mese.

Etty  Bruni non ama parlare di sé e la sua figurina esile,  minuta, apparentemente fragile, unita ad una riservatezza innata, confonde. Per conoscerla davvero  bisogna guardare di lei la sua fisionomia d’artista. E’ infatti nella sua pittura, in cui  alla linearità  e alla vigoria  del segno,  quasi maschile,  si uniscono  vivacità e passione,  che si scopre di lei una comunicativa inaspettata.

Sorprende, nel dinamismo e nel colore a volte tenue e a volte caldo, esplosivo delle  sue tele,  riconoscerla  nella solarità   della terra d’origine, la Calabria, di cui sembra ripercorrerne i passaggi e le trasformazioni nel tempo.

Al linguaggio del colore ha affidato il suo linguaggio. In esso esprime gli umori,  le gioie e le attese, ma   soprattutto invia un messaggio  d’amore per la vita, per la bellezza che racchiude in sé, al di là di ogni accadimento.

La natura, da cui trae ispirazione, rappresenta della  vita questa bellezza : “da bambina dipingevo sempre solo alberi “afferma e dalla natura riprende  la luce, le trasparenze, i contrasti, i chiaroscuri, le forme, trasfigurandola e creando nuove soluzioni formali.

Non so stare un giorno senza dipingere, mi sembrerebbe un giorno sprecato” ama dire, la pittura è nel suo quotidiano, indispensabile per scoprirsi, ritrovarsi e inventarsi ogni giorno e agli occhi di chi osserva le sue  opere regala la magia del suo mondo interiore, dei suoi paesaggi dell’anima a volte in turbolenza e a volte in olimpica serenità, spazi infiniti che sanno d’ eterno.

Etty, che ha conquistato il piacere di esprimersi in arte nella più totale libertà è una pittrice originalissima e se di lei si dovesse dare una definizione si potrebbe ben dire che è tutta nel cuore del colore .

Sabina Caligiani

NEL CUORE DEL COLORE

Vola  in alto, oltre le nuvole, il  pensiero di Etty Bruni     che nelle sue tele  costruisce nuove rappresentazioni del reale, originali spazi  dipinti a tinte forti che ricordano la sua origine calabra e  il calore del sud  del nostro bel paese. Questa terra ricolma di fascino e di mistero con  i suoi paesaggi unici, la luce, i venti, il sole, il mare,  lei la rivive,  poeticamente, ripercorrendone il dinamismo del suo cosmo operante   attraverso  quei mutamenti  prodotti nella  sua natura,  in epoche remotissime, che l’hanno  cambiata più volte  d’aspetto regalandole un fascino e una bellezza incomparabile.

’“Da bambina mi  piaceva a disegnare alberi  e solo alberi,”  ricorda Etty , che istintivamente   trasferisce nei suoi dipinti la  stessa energia  e lo stesso dinamismo che hanno  caratterizzato questi   processi di trasformazione dei suoi luoghi d’origine.  I suoi panorami siderali, vagheggiati dalla immaginazione,  solo apparentemente calmi, sono in continua trasformazione in un divenire senza soluzione di continuità.

Il colore è il protagonista indiscusso nelle sue tele, esplosivo come  il rosso,  luminoso come il  giallo, intenso come  il blu, ma ama anche  toni più quieti, riposanti  come il verde, in totale sintonia con gialli  meno accesi.

Una pittura impetuosa, dinamica,  che cattura gli occhi, la fantasia e il cuore,  portando  ai indagare nei  percorsi della memoria.

In epoca più adulta si avvicina alle tecniche dell’acquarello, guidata dal maestro Claudio  Spada, mostrando con evidenza talento e maestria nel  trattare  il colore.

E’ una scoperta sorprendente la passione per questa forma d’arte che diventa fondamentale  nella sua vita.

Dopo anni di elaborazione  del figurativo,  attraverso la rappresentazione del paesaggio e della natura, decide  di  frequentare l’Accademia di Belle Arti “Rome University of Fine Art “  e al seguito del maestro  Lino Tardia  conosce e sperimenta tutte le tecniche pittoriche, migliorando la sua  qualità artistica.

Indirizza   la sua ricerca verso la riflessione teorica sui codici dell’immagine, sulla scia  delle  avanguardie   della prima metà del 900, avvertendo l’esigenza di passare attraverso sperimentazioni che la sappiano condurre   ad una rinnovata e complessa sintesi formale senza però contrapporsi al trascorso figurativo.

Le immagini  delle opere create   in questa nuova fase hanno ereditato la freschezza, la trasparenza  e la delicatezza  dell’acquerello, arricchite  con  tocchi di colore  che, più acceso, guizza  veloce sulle tele, dinamicamente proiettato verso l’oltre,  imprimendo  ad esse forza e dinamismo.  Pitture che volgono al futuro, ma non  trascurano un passato da cui hanno tratto origine, che danno   continuità e completezza al suo percorso  pittorico.

Questa  nuova esperienza  continua  in un costante  processo di maturazione  e di evoluzione rivolto sempre più alla ricerca dell’essenziale nella definizione formale del pensiero, orientandola nella ricerca verso  l’astrattismo,  da cui è attratta,  favorendola   nell’ attitudine ad esprimersi nel modo più puro e schietto, sempre  nella ricerca delle sue verità.

E’  un’esperienza che  vive   come un autentico  movimento di liberazione artistica, nel ricreare il  suo immaginifico cosmo ideale.

Il linguaggio pittorico che usa  ha un’apparenza  semplice, ma  è in realtà estremamente articolato, espressione  del suo universo  che è modulato  da una sintesi formale  che apre la mente  a suggestioni fantastiche e la memoria   a richiami di  simbolismi che irradiano  vitalità ed energia positiva.

Non so stare un giorno senza dipingere,  la pittura è la mia vita”

E’la forza di Etty,   questa energia positiva che i suoi quadri mettono in luce.  E’  la forza di una donna che nel cuore pulsante del colore ha trovato il senso della sua vita,  e che confrontandosi con se stessa, libera da stereotipie, da luoghi comuni, ha realizzato felicemente il suo ruolo di donna sia in ambito familiare che  professionale  e percorre, indomita, il suo cammino artistico continuando ad esplorare il suo mondo interiore in una costante ricerca esistenziale che l’ha portata con la conoscenza  all’equilibrio di sè .

Il femminile di Etty si identifica nel  coraggio di essere se stessa nell’esprimere le proprie verità, nella  concretezza  della realtà dell’esistere e nella esigenza di  sognare un suo personale  universo in cui rifugiarsi e riposare.

Con originalità narrativa  dipinge  tutto questo che sente in cuore, penetrando nel cuore del colore, ad esso  abbandonando sogni,  speranze e attese, ed è  proprio  il cuore vivo del colore che costruisce,  attraverso la pennellata folgorante e di pugno della pittrice,  orizzonti che si perdono  in  multidimensionalità in movimento,  conciliando l’essenzialità  di uno spazio  organizzato che evoca immaginari   siderali, albe  chiare e tramonti infuocati, cieli  declinati in più tonalità di colori e mari in vorticoso movimento, mentre linee curve come lame e rosse, poste da un’ apparente causalità, irrompono nella tela sovrapponendosi all’immagine,  per poi andare a comporre altri spazi.

Etty Bruni,  avendo  costruito  una  sua originalissima personalità artistica,  in libertà e con la passione che la anima,  continua  con quella determinazione che la distingue  il cammino artistico intrapreso, conciliando  fantasia e realtà nelle diverse forme dell’astrazione e della figurazione.

E’ la sua poetica che la conduce, nella genuinità più spontanea e nella ricerca ideale della bellezza, ad un  astrattismo lirico, di grande  fascino e modernissimo.  E come  scrive  Lino Tardia :“Ogni suo quadro, grande o piccolo è un atto d’amore. Magari lieve o sottointeso, ma pur sempre un atto d’amore”.

Sabina Caligiani

LINEA DI LUCE

Linee sono le essenzialità che uniscono e dividono, per orizzontalità e trasversalità, lo spazio, organizzandolo in modo immaginario, in quanto fissano il punto di vista e da esso muovono a seconda degli spostamenti e delle forme che si compongono, mobili da vento, stabili da calma e delle intensità luminose che accentuano, sottolineano, caricano, facendo molteplicità dell’unità, per cui i fenomeni sono ciò che fa di variazioni poetiche, sfumature preziose che esaltano il quid, che è visibile dell’invisibile. Ciò che è visibile, si presenta come un grande schermo, disponibile per tutti, eppure non tutti vedono le stesse cose, perché il vedere non è un fatto fisico, una meccanica ottica, ma una stilistica personale, una psicologia della forma, una soluzione apollinea della chiarezza, una versione dionisiaca del crepuscolo, in una estensione scorrevole in cui il fisso diventa scorrevole e tutto appare come grande area dell’identità e della differenza, come si addice ad una indeterminatezza qual è  quella del cielo, del mare, della linea d’orizzonte, di tutto, di niente. Ciò che è invisibile, celato alla vista, si presta ad altro, che un itinerario fantastico che può andare in tutte le direzioni, possibili, con una variabilità che è quella del sogno, del desiderio, del mito, che come tali sono alterabili nelle stesse coordinate di tempo e di spazio, perché siamo nel vasto campo dell’insondabile, che sconfina nella religiosità di cui non si può dire nulla, perché subentra l’ineffabile, indicibile. Siamo nel massimo dell’ipotizzabile nel senso che quando il visibile diventa invisibile, appunto, è il momento di sprigionare tutti i frammenti che compongono ogni unità e l’unità stesa, come sintesi, come al climax, che

è dentro il processo di astrazione, che scompone l’immagine a vari livelli e la stessa misura umana, attraverso la luce versus ombra. Eppure è in questa dialettica, sui generis, tutto si tiene forte, nelsenso che si tratta di una grande costruzione fatta di sensibilità di attenzione, in un tabulario che si può articolare, dividere, in mille e mille direzioni, accentrandosi e diffondendosi, su linee maestre di grandi tradizioni che sono le componenti arcaiche, forti, del linguaggio a cui ciascun artista fa ricorso, come ad un grande alfabetario, ornato e geometrico, che appartiene a nessuno e tutti, ma è il secretum di ciascuno, un ciascuno, che Ettiy Bruni interpreta con soffice creatività, muovendo il colore come si muovono le pedine di una scacchiera ideale, che fa da riferimento come una stella polare, brillante e indica il nord, ma poi ognuno può andare in ogni direzione, partendo da una base naturalistica, rarefatta e assolutamente psicologica, per assurgere poi, con una sorprendente gradualità, ad una autonomia che le è propria, vorrei dire in maniera assoluta, per limpidezza di risultati, per lievità cromatiche, per arcadicità tattile. Insomma, una bella storia per gli occhi, che parte da lontano e si affina continuamente in grandi e piccole forme della fantasia, che si sceneggiano, per la gioia del colore, in una fascinazione tesa a recuperare la traditio umana, la luce, anche sull’altro da sé. Le sue predominanze cromatiche, tendono ad una aurea medietà, non sono mai decise in un senso o nell’altro, piuttosto tengono ad un assorbimento, piuttosto che ad una espansione, come lunghe strisciate, comete di un luogo all’altro, stabilendo una immobilità paradossale, non realistica in nessun modo, orientata a descrivere più che altro, l’atmosfera individuale di quel preciso momento.

Una metafora della trasparenza è la sua cifra pittorica, portata avanti come una lunga passeggiata sentimentale, nei momenti in cui l’animo è sereno e non s’accorge, anche quando ci sono inciampi e tortuosità, che di quello che ha dentro, in caos e allora si può dire che queste variazioni sono monologhi visivi, che tracciano l’autrice nel suo andare e venire, da sé, dai sogni, dalle fantasie. Ascendenze del grande paesaggismo, del nostro rinascimento, della nostra modernità, del nostro novecento, dai freschi colori di Cremonini, ai silenzi spericolati di Lazzaro, alle grandi stesure di cieli e mari di Guccione, sono insiti in un suo saper vedere e poi sottrarre, addizionare secondo un suo punto di vista che non ha escursioni eclatanti, preferisce dialoghi scanditi, alati. La tecnica segue la poetica, non la precede, guai se non fosse così, sarebbe una catastrofe formale, una caduta nell’accademia senza forma e senza contenuto, mentre qui tutto va nel verso giusto, in un alveo di dettatura fantastica a cui la mano dà una conseguenza, a seconda della sua abilità, utilizzando l’ampia scelta di gestualità nel grande formato e il contenimento ritmico, armonico, in quello piccolo, come in tutte le composizioni del piano, del forte.

Il suo anacronismo astratto, lo si coglie nella sua lontananza dalle ossessioni delle mode senza tempo, dal fatto che mentre vede, tanti e tanti correre in tutte le direzioni e trasversalità, lei rimane ferma dell’evoluzione creativa della sua scelta, ma senza chiudere gli occhi nei confronti di questa modernità liquida, ineffabile, che non è affatto una sciagura, ma una condizione aurea, ineliminabile della nostra esistenza linguistica, formale, poetica, che è aria del nostro respiro.

Una lezione che viene da lontano, da Tiepolo, da Turner, passa per tutte le forme di sottrazione corsare, dei segni e del colore, dalle figure, riempiendosi del cielo della Veduta di Toledo del Greco, fino alle calligrafie di Dorazio, alle sciabolate di Scialoja, mentre le sono più congeniali le sottrazioni di Perilli e le sottigliezze di Pace, senza fermarsi per nessuno di essi, neanche su Mathieu o Sutherland, ma sorvolando, avendo presente un ricco pantheon che le potesse fare da De Vulgari Eloquentia, nella sua “solitudine” pittorica, franca libera e cercatrice. L’assoluta contemporaneità la cogliamo nel sentirla vicina, proxima, nel coglierne le stesse similitudini che sentiamo nostre, le stesse sintonie e affinità della cultura multimediale, complessa, che a forza di tramare messaggi e suggestioni, diventa, sta diventando astratta per necessità, per non lasciarsi imprigionare dai troppi riti, dai troppi miti.

Un accadimento dopo l’altro, una scansione astrale, più che temporale perché questo accade alle composizioni artistiche, quando diventano automatismi musicali dell’anima e  componendosi in una poliedricità da specchio leggendario, a cui puoi rivolgere una domanda e lui, dopo averti riflesso, a poliedro, risponde con un enigma e forse con una infinita  astratta contemplazione, che viene dopo un taglio barocco, intimo, profondo, quello che coglie a sorpresa l’artista nel suo itinerarium fattivo, che conosce soste, ma deve continuare ad andare avanti, sempre, perché così detta l’emozione, il sentimento,  in un moto intimo, di fondo, che dice delle cose a bassa voce, quasi inudibile e fa vedere effervescenze cose che sono metamorfiche, nuove, facendo da continua attrazione, da lungo filo di Arianna, in un labirinto sconfinante, che è tanto aperto e privo di confini, da non ammettere scampo e ti conquista. Per cui, la ricerca continua incessante e segue delle tappe, delle modifiche, avvertibili ad una osservazione attenta, che voglia essere cronologica, a seguire variazioni molecolari, minime, di spostamenti che sono sospiri, ma che alla “lunga” diventano nuove acquisizioni sapienti, di spazio fantastico, di partenze e ritorni, di teorici giri, di esercizi stilistici, che hanno una loro, sicura tecnica, senza cui resterebbero fantasmi ansimanti della mente, astratti furori. Mentre così, tutto diventa “concreto” a perimetro quasi palpabile, come una aerea trasfusione nell’olimpo ultra nuvolare, delle gradazioni luministiche, che oggi devono vedersela e lottare, con un sofisticato assedio mediatico che ha fatto dell’eros e del colore due armi micidiali per penetrare nel subliminale, nel sembiante, che è la residua cassaforte segreta, in fondo, in fondo, in noi e nel mondo.

Così avviene che Etty Bruni, pittrice, con la sua benevola corsa nelle scie lunghe, delle matericità e delle sfumature, ci prende per il verso giusto della sensualità di vista, donandoci un tempo lungo, ma non troppo, nell’esecuzione del suo universo, ma poi un tempo non quantificabile, in quel luogo chiamato memoria.

F.G. Mazzeo

LA PRIORITA’ DEL COLORE IN ETTY BRUNI

L’odierna pittura di Etty Bruni è frutto di una ricerca basata non sulla rappresentazione mimetica del mondo esterno, ma al contrario sulla specificità linguistica del colore. E’ al colore infatti che l’artista, ben consapevole dei risultati, affida quanto di più segreto ed intimo alberga nel suo animo.

Alla gaiezza dei suoi quadri e alla libertà compositiva fa eco, come un urlo di gioia, un acceso e suggestivo cromatismo. Rosso, verde, blu arancione e giallo dominano la superficie pittorica e rivelano che questi sono i colori della luce e della vita.

Non a caso in questa deflagrazione cromatica si rifletta la personalità della Bruni, animata sempre da un irrefrenabile entusiasmo e vigore. D’altronde un carattere solare ed esuberante come quello dell’autrice non può che generare opere fortemente ispirate al colore.

In questo notiamo anche il progressivo miglioramento del tocco coloristico che la Bruni propone nei suoi recenti dipinti. A certificarlo non è solamente la nostra testimonianza di amicizia e di affetto, ma i suoi stessi quadri, sempre più carichi di energia, originali e fantasiosi. Certo è la tenacia e il talento a farla progredire e sostenerla nel difficile cammino dell’arte. E noi, preso atto della sua evoluzione, non possiamo che complimentarci augurandole il successo che merita.

 

 

 

Sigfrido Oliva

COLORE E NOTE

Quando si va a vedere una mostra ci si aspetta sempre di vedere qualcosa che ci sorprenda e troppo spesso oggi questo accade. Aspettiamo un qualcosa che stimoli la nostra mente e ci porti a fare voli pindarici. Ebbene i lavori dell’artista Bruni ora raggiungono un livello per cui ci portano in uno stato più profondo. Le sue opere, un equilibrio e un “misto” perdonatemi la licenza, ma è davvero difficile spiegare, perché quasi occulto, ciò che le opere esprimono. Dunque un “misto” fra astratto e figurativo. Sono colori quasi spalmati sulla tela, ma sono lo specchio di un equilibrio interiore. Un’armonia spirituale raggiunta con i mezzi che la vita ha messo a disposizione. Terra, cielo, sole, vissuto, presente e visione del futuro. Le forme si sono sciolte e liberate per riproporsi in una nuova veste; l’essenza stessa di cui sono formate ritrova la sua origine il suo lato materiale.

Ed è con l’esposizione del colore che si mostra, rendendosi visibile. Non è un caso che i titoli delle sue opere prendono lo spunto dalle musiche di Ludovico Einaudi riproponendo i titoli stessi. Se ascoltate la sua musica capite benissimo questa comunione fatta di note e colori. Tante vote si è detto che la musico è colore e viceversa, ma qui noi troviamo un incontro magico che ci fa percepire quella dolce serenità, quella paca che si incontra soltanto quando, ormai raggiunto un equilibrio dinamico, colmi d’armonia, sappiamo vedere, sentire e godere della bellezza del mondo, dell’essenza stessa della vita, del miracolo quotidiano.

Quei colori sulla tela non sono un esplosione emozionale, si intrecciano fra loro come note musicali per creare una sinfonia, sono un inno di ringraziamento gridato o sussurrato, inno di pura gioia che, riflettendosi nelle mille sfumature, si innalza al cielo. E tutto questo viene accompagnato da una stupefacente e disarmante semplicità, fondamenta su cui si basa tutta l’opera della Bruni, le sue pennellate sembrano scivolare velocemente e dolcemente sulla tastiera del nostro animo.

 

 

Giovanna Foresio

ETTY BRUNI

Ha maturato una personale autonomia di espressione, il segno si abbandona all’espressione più genuina e si trasforma in gestualità fino al limite dell’astrazione.

I ritmi interiori prevalgono sulle apparenze formali e il cromatismo diventa metafora.

Tutte le opere di Etty sembrano vivere nel tentativo di accordare le diverse forme dell’astrazione e della figurazione, con un sentimento profondo verso la poesia.

L’effetto è mitico e realistico antico e modernissimo.

Questi recenti dipinti documentano la ricchezza dell’invenzione romantica.

Di volta in volta smorza le arditezza del segno con la scoperta di una scansione di sentimento lirico che guida il discorso verso la semplicità libera e disarmata, un esito di più naturali vibrazioni di verità.

Tutta l’opera di Etty Bruni è viva soprattutto per la lucida di accordare due diverse forme di astrazione e di rappresentazione verso il canone formale della struttura ideale e metafisica della grazie della bellezza e verso i simboli dell’ambiguo mistero della realtà.

Ogni suo quadro grande o piccolo che sia è un atto d’amore. Magari lieve o sottointeso, ma pur sempre un atto d’amore.

 

 

 

Lino Tardia

IL VITALISMO DI ETTY BRUNI

Quando l’allievo si libera del maestro significa che sta seguendo un suo pensiero, un’idea che sente crescergli dentro in modo insistente e ossessivo; ciò fintantoché questa ossessione, questo tormento interiore non trovi posto nella concretezza di un progetto valido e convincente. Allo stesso modo Etty Bruni, benché non ancora del tutto estranea alle suggestioni del suo maestro Lino Tardia, sembra comunque volersene liberare e proseguire autonomamente la sua avventura artistica. Non le manca certo il coraggio. Anzi l’audacia e l’entusiasmo fanno di Etty una pittrice viva, dinamica e risoluta.

Questo vitalismo, peraltro contagioso, si trasmette nei suoi quadri fin dalle prime esperienze, ma più spiccatamente in questi ultimi lavori. Non è un caso che all’esuberanza e alla vivacità del carattere si accompagnano colori esplosivi, rosso-giallo-blu, ed una pennellata impetuosa e larga nella campitura di un ciclo o di un mare, dove affiora, come per magia, un’isola tutta sognata, certo per un prodigio dell’artista. Questo ciclo ultimo di opere, per ovvie ragioni, si distacca dalla fase precedente in cui più incerta e meno definita appariva la personalità della pittrice.

Oggi la Bruni reclama, e attua, una continuità di linguaggio stilistico che solo qualche anno fa era impensabile. Notevole è perciò l’evoluzione della Bruni, il cui slancio vitale ed il talento sempre in divenire fanno ben sperare in nuovi sviluppi e nuovi progressi.

Sigfrido Oliva

ASTRATTISMO LIRICO

L’astrattismo mette in discussione la necessità di esprimersi attraverso la figurazione ma, ancora meglio, da la possibilità di poter dipingere quello che l’artista vede con il cuore e con un l’immaginazione e non solo con gli occhi. Un’esperienza che Etty Bruni vive come un autentico movimento di liberazione artistica in grado fornire un’idea aderente alla realtà, al mondo di oggi, riuscendo a esprimere qualcosa che ha un senso facendo leva sull’ambiguo. La sua attitudine alla non rappresentazione figurativa condotta con un taglio personale e tono misurato la rende lontana dalla mistificazione indotta da ogni forma di mera imitazione.

Nella sua arte Etty Bruni dà prova di elevata qualità ostentando in modo efficace la sua sensibilità, una certa competenza che le consente di riempire uno spazio, con una bilanciatura dei pesi sempre perfetta e con un ritmo narrativo incalzante capace di richiamare la partecipazione emotiva anche di un occhio inesperto. L’artista ritrova le coose che sono nell’aria che ci sembra di respirare come se fossero particelle sospese con una sensibilità espressiva che è capace di porci di fronte a una grande presenza dell’invisibile, dell’ineffabile oscuro e fertile prodotto dell’immaginazione. Una visione direi “prospettica” che vuole trascendere la prospettiva lineare anzi la complica con una sorta di multidimensionalità che sembra un modello per nuove geometrie in un’atmosfera veramente densa di tensione.

Tiziana Todi

ETTY BRUNI. DALLA FIGURAZIONE ALL’ASTRAZIONE E RITORNO

Per un artista proporre una mostra di pittura in un’epoca di sostanziale e indifferenziata indifferenza tributata dai più alle discipline artistiche tradizionali, corrisponde, nei casi migliori, alla volontà di aggiornare una più o meno ristretta cerchia di estimatori sugli sviluppi, le variazioni, le novità intervenute nella propria ricerca.

Questa mostra di Etty Bruni rientra in questa virtuosa casistica, come evidenziato dal ciclo di opere pittoriche alla Galleria della Tartaruga in cui un cambiamento di rotta significativo e coraggioso quanto inaspettato, dettato non già dall’esaurimento del precedente versante di indagine, ma dalla necessità di superare le passate esperienze, troppo a lungo ancorate a un ideale di aderenza al reale che sembrava risolversi nel conseguimento della verosimiglianza a un modello dato. Una necessità, questa del dirottamento del proprio percorso espressivo, che si è imposta dopo anni di elaborazioni nella sfera della figurazione, segnatamente nel genere del paesaggio, affrontato in una declinazione talvolta non distante dalle istanze poetiche del pittoresco, e che è maturata sotto la guida attenta di un maestro d’eccezione come Lino Tardia.

Da quell’istinto creativo votato in passato alla rappresentazione, alla rielaborazione pittorica delle bellezze della natura è scaturito un percorso di maggiore complessità, certamente meno facile da leggere e comprendere per chi osserva, ma proprio per questo di maggiore impegno e rigore per chi lo ha intrapreso. Un percorso nuovo e insidioso che in certa misura ha spostato l’azione del dipingere dal piano della pratica pittorica a quello della riflessione teorica sui codici di base dell’immagine, e che proprio per questo carattere analitico si pone nel nobilissimo solco di tante avanguardie della prima metà dello scorso secolo che hanno contribuito a definire la grammatica del visibile partendo dall’individuazione dei suoi codici visivi di base.

Questo intento spiega ora la presenza sui supporti di un nuovo campionario di segni orfani di un referente nella sfera del reale e pertanto distanti da una intenzionalità rappresentativa. Segni connotati, se così si può dire, da una doppia matrice perché sembrerebbero scaturiti talvolta da una casualità gestuale, quasi incontrollata nella sua istintività, talatra da una ponderata analisi finalizzata all’individuazione degli elementi primari della forma.

Linee rette, curve, spezzate, che a loro volta riescono a comporre figure piane o, per meglio dire, piani/ colore che galleggiano, si sovrappongono e compenetrano, descrivendo uno spazio siderale, muto e senza orizzonte in cui casualità apparente è ponderazione e calcolo, qui si sommano ad arabeschi irregolari, tracce di un’emotività necessaria, incise su una materia preziosa, che corrompe e umanizza l’ordine.

Al colore, steso con una pennellata che non ammette balbettii nella maniacale fluidità dei passaggi tonali, è affidato il compito di superare, nella sofisticata illusione pittorica, il limite della bidimensionalità per raggiungere il volume. Interpretare queste opere come un tentativo per conciliare gli opposti, per tentare di cucire, oggi, col di poi, lo strappo tra due diverse declinazione dell’astrazione apparentemente inconciliabili, quali l’informale e l’aniconismo geometrico, corrisponde a una pericolosa tentazione da eludere perché condurrebbe a una interpretazione errata…

La sterzata aniconica che la Bruni rende pubblica attraverso questa mostra dimostra unicamente l’esigenza di una maggiore consapevolezza del proprio fare pittura attraverso una serie di mature sperimentazioni che negano il suo passato figurativo, ma ne ribadiscono, ora coscientemente, la validità, come dimostra il suggestivo trittico di soggetto paesaggistico qui esposto. Un lavoro che sembra rispondere, per quanto in una chiave rinnovata di ben più complessa sintesi formale, al richiamo della sua insopportabile indole.

Romoli Barberini

I COLORI DANZANO 

E’ un’astrattista cosmica e lirica, c’è’ leggiadria , respiro e articolazione. I colori danzano e rinascono in un nuovo mondo .

Silvia Dainotti

ITALIA – ETTY BRUNI ALLA GALLERIA DELLA TARTARUGA

La Galleria della Tartaruga, in Via Sistina 85/a a Roma. Inaugura oggi alle ore 18 una personale dell’artista Etty Bruni con la quale negli ultimi anni ha condiviso I’ interessante percorso artistico e di cui questa mostra segna un’importante punto di arrivo e naturalmente di partenza. In mostra sono raccolte circa venti opere, eseguite dal 2008 fino ad oggi, perlopiù dl dimensioni 80×80 o 80×100 centimetri realizzate su tela con acrilici o tecniche miste.

“Dalla figurazione all’astrazione e ritorno” è il titolo suggestivo della presentazione di Andrea Romoli Barberini che sintetizza bene il viaggio artistico di Etty Bruni così approfondendo “…Linee rette, curve, spezzate, che a loro volta riescono a comporre figure piane o, per meglio dire, piani/colore che galleggiano, si sovrappongono e compenetrano, descrivendo uno spazio siderale, muto e senza orizzontale in cui la casualità apparente è ponderazione e calcolo, qui si sommano ad arabeschi irregolari, tracce di un’emotività necessaria, incise su una materia preziosa, che corrompe e umanizza l’ordine.

Al colore, steso con una pennellata che non ammette balbettii nella maniacale fluidità dei passaggi tonali, è affidato il compito di superare, nella sofisticata illusione pittorica, il limite della bidimensionalità per raggiungere il volume…”. La mostra, allestita a cura di Marco Pezzali e Andrea Romoli Barberini, resta aperta fino al 18 giungo con orario feriale, escluso il lunedì mattina, 10-13 e 16.30 – 19.30.

Alberto Esposito

IL MESSAGGERO –ORIZZONTI POETICI DI ETTY BRUNI

Maestro e allieva. Calabrese trapiantata a Roma Etty Bruni ha consumato la sua gavetta alla scuola di un pittore doc come Lino Tardia. Ed è un debito che traspare in tutti i suoi quadri, anche negli ultimi lavori con cui si presenta alla galleria della Tartaruga di Via Sistina: la scansione geometrica che incornicia la pennellata informale, i colori accesi, che sembrano stesi con l’aerografo. Originale però la vena poetica, e quei segni ragionati che inseguono l’orizzonte.

INSIDEITALIA.IT – ETTY BRUNI INAUGURA ALLA GALLERIA VITTORIA

Roma, Etty Bruni inaugura alla Galleria Vittoria

Come una discepola sulla via dell’emancipazione, procede nel suo percorso, Etty Bruni, da anni influenzata dalla sapiente mano del maestro Lino Tardia, Nella sua prima personale alla Galleria Vittoria di Roma, presenta i suoi ultimi lavori. Dedita per anni all’acquerello, ha avuto modo di approfondire lo studio del colore nel profondo, fino alle sue più delicate sfumature. Nell’ultimo periodo ho deciso di convergere verso la pittura, naturalmente arricchita da quel bagaglio di esperienza tecnica che solo l’acquerello può dare. Oggi Etty Bruni, irradia di vitalismo le sue tele trasmettendo luce ed energia positiva. Colori esplosivi come il rosso, il giallo e il blu, sono gli elementi essenziali tanto dei suoi quadri, quanto dei panorami mentali di ciascuno, di quei mari e quei cieli già vissuti o sognati. Un linguaggio semplice, ma dalla forza universale, in grado di parlare allo sguardo e all’emotività del pubblico.

Fino al 14 maggio. Galleria Vittoria, Via Margutta 103. Info 0636001878

www.galleriavittoria.com

AVANTI! – UN VALIDO TALENTO CREATIVO

Passare dall’acquerello alla pittura a olio non è cosa da poco: tale paesaggio implica un diverso impegno ed una conoscenza dei mezzi espressivi non indifferente. Se a ciò si aggiungono poi i consigli e la guida di un buon maestro, allora l’allievo può ritenersi più che fortunato. È il caso di Etty Bruni che ha trovato in Lino Tardia un vero pedagogo, capace di instillare nella sua allieva la fiducia, l’amore e la passione per l’arte.  Frutto di questo felice connubio è proprio la bella mostra personale della Bruni presso la Galleria della Tartaruga di Roma (Via Sistina, 85/a) fino a domani. Si tratta di un gruppo selezionato di quadri eseguiti tra il 2008 e il 2010, dove la pittrice, facendo tesoro dell’insegnamento ricevuto da Tardia, dà prova di possedere un valido talento creativo. Una tavolozza vivace caratterizza questi lavori, i quali, nella pienezza dei forti contrasti cromatici, evocano esperienze sensibili vissute realmente o per suggestione della memoria. “Primavera”, “Estate”, “Autunno”, “Inverno”, costituiscono un viaggio ideale attraverso cui l’artista ripropone, in un gioco rigoroso di colori, le quattro stagioni della natura. Seguono “Ritratto”, “Viaggio nel Mediterraneo” e altri quadri in cui la fantasia della Bruni si anima e dà luogo a rappresentazioni che vanno oltre la realtà oggettiva. Qui, come in “Un’estate al sud”, l’esperienza quotidiana del mondo reale si fonde mescolandosi con l’attività creatrice. Nascono così componimenti originali ricchi di motivi fantastici dove il vitalismo inesauribile e l’esuberanza della Bruni trovano la massima espressività sulle corde di un rosso intenso, di un arancione e di un verde smeraldo ben armonizzati.

Sigfrido Oliva

I PAESAGGI FANTASTICI DI ETTY BRUNI

La pittura di Etty Bruni, artista pugliese attiva a Roma, si è via via caratterizzata una concettualità espressa attraverso sostanziali contrappunti cromatici che trasfigurano la memoria dell’immagine e l’esperienza della realtà ispiratrici in segni e pennellate, in luminosità e energia. Nelle opere esposte nella Galleria Vittoria, in via Margutta 103, la pittura di Etty Bruni si affida al puro linguaggio del colore per scandire il ritmo dei piani che si intersecano insistentemente. Nella presentazione in catalogo Sigfrido Oliva scrive che “all’esuberanza e alla vivacità del carattere dell’artista si accompagnano colori esplosivi, rosso-giallo-blu, ed una pennellata impetuosa e larga nella campitura di un cielo o di un mare, dove affiora, come per magia, un’isola tutta sognata” e Tiziana Todi, curatrice della mostra, evidenzia che “la sua attitudine alla non rappresentazione figurativa condotta con un taglio personale e tono misurato la rende lontana dalla mistificazione indotta da ogni forma di mera imitazione”.

Giancarlo Romio

OMAGGIO ALL’ACQUERELLLO

Etty Bruni è un’artista piena di entusiasmi, tra i quali emerge con forza la passione per la pittura che l’ha portata a sperimentare nel tempo vari tipi di tecniche. In questa sua prima personale presenta i suoi acquerelli, quasi un dovuto omaggio alla prima tecnica con cui la Bruni ha iniziato; ma con la stessa abilità e disinvoltura porta a compimento anche opere realizzate con colori acrilici su tela.

Tornando all’acquerello, tecnica sempre impegnativa e mai apprezzata nella giusta misura, la Bruni esprime una freschezza d’immagini e una sensibilità nel cogliere l’attimo fuggente di un’impressione o soltanto di un’emozione improvvisa riversandola sul foglio di carta con grande maestria e immediatezza, e a donarcela, così fermata nel tempo, mediante i suoi dipinti. D’altra parte questo è l’acquerello. Nel momento in cui lo si dipinge è necessario avere già in mente cosa e come realizzare il dipinto: dove lasciare il bianco della carta, che durerà la necessaria luce all’acquerello, dove dare le giuste pennellate che saranno prive di ripensamenti, quasi un dipingere “a togliere”, in cui è vietato assolutamente sbagliare. Ed Etty Bruni di tutto questo ne è pienamente consapevole possedendo un’ottima tecnica.

In questa personale la Bruni presenta dipinti ad acquerello che dimostrano anche una grande sapienza nel trattare il colore, riuscendo a creare sfumature, mezzi toni che dimostrano buona sensibilità, ma senza rinunciare a degli squilli di colore più accesso dove il dipinto più lo richiede e per indurre l’osservatore ad alzare l’attenzione.

Ci sono poi gli acquerelli monocromatici che hanno un fascino tutto particolare, nei quali la pittrice fa prova di virtuosismo rimandandoci a ricercare nella memoria ricordi di un passato forse troppo velocemente abbiamo messo da parte. Insomma Etty Bruni è un’artista a tutto tondo e in futuro non ci stupiremo se in nuove mostre la sperimentazione e la ricerca della sintesi la porteranno a inedite forme espressive.

Marco Pezzali

ANNUARIO D’ARTE MODERNA – 2004

Nella sua espressione classica di paesaggi o di foglie trasportate dal vento la Bruni sembra portarci in un mondo onirico, dove il pensiero piacevolmente si può lasciare andare a ricordi, a sogni, a sensazioni. Mi vengono in mente le immagini di Autumn in New York – e i colori dorati e rossi di Central Park o della piccola Meg Ryan, che camminando per le strade di Brooklyn si sofferma a pensare alla bellezza delle foglie che cadono, “al silenzio che ti pervade fino a quando riesci a sentire il rumore del tuo cuore” in C’è posta per te. E’ nella delicatezza dei colori, propri della tecnica dell’acquerello, ma da lei usati con accostamenti cromatici particolarmente soffici, che l’artista esprime la sua vena “poetica” sottesa in una profonda serenità. Raro, nel mondo di oggi pieno di conflittualità ad ogni livello, trovare un’autrice che, candore quasi infantile, ci apre il suo animo con semplicità, ci trasmette nelle sue creazioni calma, quiete, naturalezza.

Giovanna Foresio